domenica 26 luglio 2015

La strategia del Pd: mandare Atac in malora per privatizzarla.

Marino e Zingaretti hanno trovato la scusa per annunciare quello che è già deciso da tempo: svendere il trasporto pubblico di Roma ai privati. La sinistra da vomito che tradisce il programma elettorale con Sinistra Ecologia e Libertà che fa da stampella. Senza dignità. Intanto anche l'assessore al bilancio abbandona Marino. La Scozzese lascia la giunta dopo poco più di un anno di mandato. Tra arrestati e fuggiaschi rimane solo il sindaco inadeguato. Una città consegnata nelle mani dei peggiori criminali, degradata e guidata da un incapace non può essere tenuta in ostaggio dal partito democratico. Liberate Roma e non privatizzate Atac. 

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DA IL MESSAGGERO

La situazione dei trasporti «è drammatica», ammette Ignazio Marino, che chiede «scusa ai romani e ai turisti per i disagi inaccettabili» degli ultimi venti giorni. La reazione del sindaco è muscolare: via il cda di Atac, dentro i privati (fra due anni), addio assessore ai Trasporti. Una mossa d'impatto, e a sorpresa, che arriva dodici ore dopo l'ennesimo avviso di sfratto, in coabitazione con il governatore sicialiano Rosario Crocetta, di Matteo Renzi («Se non sa governare vada a casa») e accelera il rebus rimpasto. Ora anche l'assessore al Bilancio, Silvia Scozzese, altra renziana è pronta ad andarsene. L'ANNUNCIO Tutto accade a botte di colpi di scena. Dopo una riunione di giunta surreale - «in cui Ignazio fa finta di niente» - il sindaco convoca una conferenza stampa («senza domande, me le farete tra 10 giorni», dice). E in quindici minuti di assolo, leggendo un testo, sgancia due bombe. La prima colpisce Atac, l'azienda di trasporti del Comune che balla sul baratro del fallimento e dell'inefficienza quotidiana. Basta prendere la metro A o B per accorgersene. «Abbiamo scelto di non portare i libri in tribunale ma di tentare una difficile strada con un percorso, un piano di risanamento - spiega - Questo piano ha ottenuto dei risultati ma non è riuscito a produrre quel risanamento che serviva per la qualità della vita delle persone che si spostano ogni giorno in città». E così Marino annuncia che salverà l'azienda con una nuova ricapitalizzazione da 200 milioni di euro, ma azzererà il cda. Il primo passo per arrivare alla svolta: l'ingresso dei privati, con una quota di minoranza (massimo il 49%). L'operazione ha un respiro di «18-24 mesi». Ci sono piani industrali, gari europee da indire. Comune e Regione si impegnano, è l'annuncio del sindaco che per l'occasione non sfoggia nemmeno la classica cravatta rossa ma una funerea, a trovare un partner privato. Nicola Zingaretti entro settembre verserà 300 milioni di euro per il trasporto pubblico (sono debiti pregressi). Nel frattempo il sindaco chiede la testa di Guido Improta, l'assessore ai Trasporti, dimissionario da un mese, che sarebbe dovuto uscire di scena in maniera soft contestualmente alla fase 2, invocata da Matteo Orfini, commissario dei dem romani. Ma se i treni della metro vanno a singhiozzo, Marino va di corsa per uscire dal tunnel. E arriva così allo strappo con quello che fino a poco tempo fa chiamava «Super Guido». Il renziano Improta scopre tutto dalla agenzie di stampa, la giunta si era interrotta con una comunicazione di servizio del primo cittadino: «Scusate, vado a fare due telefonate». E dopo un'ora dalla cacciata l'ex sottosegretario del governo Monti attacca: «Marino è scorretto, i disagi non sono una mia responsabilità e avevamo concordato la mia uscita in maniera diversa».

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