venerdì 30 ottobre 2015

Giochi finiti, partiti falliti.

Insieme a Marino, questa classe politica, ha violentato la più bella città del mondo. Sono qualcosa di indescrivibile e patetico. Questa città va amata e curata, ha bisogno di buoni esempi, competenze e onestà per ripartire e dare il meglio di se stessa. Poi all'ultimo l'epilogo è una conferma. Sono 25 in una grande ammucchiata a firmare le proprie dimissioni per far cadere un sindaco già caduto da tempo (consiglieri tra Pd, CD, Fdi e lista Marchini). Va bene, avrebbero potuto sottoscrivere la mozione di sfiducia depositata da tempo dal M5S per far dimettere il Sindaco, ma hanno preferito restare unirsi tra loro così come sono: partiti legati mani e piedi al vecchio sistema. Hanno scelto di uscire dalla porta di servizio del Campidoglio con le dimissioni, piuttosto che assumersi le loro responsabilità in Aula. Il fallimento di una classe politica disgustosa che proverà a mettere nuovamente le mani sulla cosa pubblica e su Roma. Noi non lo permetteremo camminando a testa alta, dentro e fuori dai palazzi, tra la gente. Roma è dalla nostra parte pronta a votare la rinascita e l'onestà.


Paolo Taverna commenta la situazione in Campidoglio

Marino, fine dei giochi: 26 consiglieri firmano le dimissioni 

Fine dei giochi. Le dimissioni contestuali di 26 consiglieri, uno più del numero necessario, causano lo scioglimento dell’assemblea capitolina, della giunta, già orfana di otto assessori, e di conseguenza la decadenza di Ignazio Marino dalla carica di sindaco. Ora il prefetto di Roma dovrà nominare un commissario. Ai 21 consiglieri della maggioranza - i 19 consiglieri dem, uno del Centro democratico e uno della Lista Civica - si sono aggiunti due “fittiani”, due della Lista Marchini e Roberto Cantiani di Ncd. L’Osservatore Romano: raramente la Capitale esposta così «Sta assumendo i contorni di una farsa la vicenda legata alle dimissioni del sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ieri, con una mossa in verità non del tutto inattesa, ha ritirato la lettera con cui lo scorso 12 ottobre aveva rinunciato al suo incarico». Così l’Osservatore Romano, uscito nel pomeriggio, con un breve articolo di cronaca intitolato «Roma attende di conoscere il suo futuro». Marino «ha motivato la scelta, chiedendo un confronto in aula con la maggioranza che lo ha sostenuto nei due anni della sua amministrazione. Ben sapendo, tuttavia, che una maggioranza disposta a sostenerlo non esiste più. Tanto è vero che, dopo una lunga riunione svoltasi ieri sera nella sede del Pd, sono attese per oggi le dimissioni di almeno 25 consiglieri capitolini, dimissioni che, salvo ulteriori sorprese, dovrebbero portare allo scioglimento immediato del Consiglio comunale e dunque al decadimento di sindaco e giunta. Ha avuto intanto conferma - scrive il giornale vaticano - la notizia che Marino è indagato per peculato in merito alla vicenda degli scontrini. Ieri la Procura di Roma ha invece smentito la notizia - fatta circolare dai legali del sindaco - della richiesta di archiviazione dell’inchiesta su una onlus fondata proprio da Marino». «Al di là di ogni altra valutazione resta il danno, anche di immagine, arrecato a una città abituata nella sua storia a vederne di tutti i colori, ma raramente esposta a simili vicende».

Marino indagato per peculato

Il giorno dopo il ritiro delle sue dimissioni si è riaperto il fronte delle note spese e il sindaco risulta a tutti gli effetti indagato per peculato. Con la conferma del suo legale, in relazione all’uso della carta di credito dell’amministrazione comunale per cene di rappresentanza o istituzionali. «Devo prendere atto di avere dato la mia lealtà a un bugiardo» ha twittato nell’immediatezza il senatore Pd ed ex assessore ai Trasporti Stefano Esposito commentando la notizia. Per scongiurare la decisione in blocco dei consiglieri il primo cittadino si è speso fino all’ultimo. «Se c’è una tale fortissima ostinazione a persuadere i consiglieri eletti dal popolo a sottrarsi al confronto col sindaco eletto dal popolo, c’è una ragione che mi sfugge» ha detto alla presentazione del nuovo cda della Fondazione Musica per Roma. «Mi chiedo perché se un sindaco chiede un confronto in un luogo democratico come l’Aula, le forze politiche usano qualunque strumento, anche le dimissioni di massa, per impedire questo confronto».


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