lunedì 4 novembre 2024

Un patto di governo progressista nell'interesse della Capitale

Ieri in un articolo su Repubblica ho raccontato la mia idea per il futuro del Movimento 5 Stelle. 

Purtroppo alcuni non sono abituati ad ascoltare opinioni diverse dalle proprie. Magari preferiscono stare con un piede in due staffe, ciurlare nel manico e aspettare momenti migliori. 

Io non sono così, e per questo ribadisco nuovamente il mio pensiero con trasparenza e sincerità. Io credo che il Movimento 5 Stelle sia nelle condizioni di utilizzare questi due anni che mancano alle nuove elezioni di Roma per trovare punti di incontro nel campo progressista, facendo cose belle per i cittadini, trovando accordi che migliorino la Capitale e cercando di attenuare le divisioni partendo dai tanti punti in comune. 

Penso anche che in qualche Municipio ci si possa pure spingere oltre, se ci sono le condizioni politiche e il rispetto di certi valori. 

Lavorare con tutti per scongiurare l’arrivo delle destre alla guida della città: io penso che sia nostro dovere provarci. 

Poi bisognerà scegliere un candidato Sindaco che sia in grado di farsi carico di questo lavoro. Perché dovremmo ridurci a un matrimonio consumato “sulla carta”, dove ci si accorda pochi mesi prima delle urne senza aver fatto un percorso consolidato? Quello sì che sarebbe un suicidio politico. 

Sarebbe folle essere in sintonia sulle politiche a livello nazionale, ma in distonia su quelle per la Capitale d’Italia. Le due elezioni saranno molto ravvicinate, se non addirittura in contemporanea: ci ritroveremmo a dare ai cittadini due indicazioni diverse per la stessa consultazione elettorale. Chi ci vuole votare ne sarebbe disorientato e la nostra campagna elettorale ne risulterebbe debole. 

Certo, le questioni aperte sono tante. A Roma esiste un elefante nella stanza, che si chiama Roberto Gualtieri e che sta portando avanti la realizzazione di un inceneritore che i cittadini non vogliono. A livello nazionale ci sono le posizioni di Elly Schlein sulle armi all’Ucraina, o le spaccature tra il Pd romano e quello nazionale. Ma dire che stiamo lavorando a un campo progressista, come spesso ci ricorda Giuseppe Conte, per me significa farlo a ogni livello, lì dove ci sono le condizioni e i punti di incontro. Dove si può battere la destra e porre fine al disastro sociale che sta causando. 

È chiaro che sarà la nostra Costituente a indicarci la direzione da intraprendere, e in ogni caso sarà un punto di svolta. Ma ciò non significa che io non possa dire quello che penso.

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