Tutti vogliono essere l'alternativa alla destra, ma pochi cercano di fare sul serio. Veramente qualcuno è convinto che un'alleanza, fatta con obiettivi chiari e un programma solido, farebbe aumentare l'astensione o perdere voti al Movimento 5 Stelle? Solo perché si mette un simbolo accanto a un altro?
Semmai è il contrario: i nostri elettori non ci votano più perché non ci comprendono, perché gli accordi a macchia di leopardo e le spaccature interne li confondono. Perché i "progressisti della domenica" servono a poco.
È inutile vantarsi di "tornare alle origini" se sei politicamente ininfluente, ed è folle pensare che qualcuno possa riprendere a votarti solo per nostalgia. I remake dei vecchi film non funzionano mai. Le persone torneranno alle urne se riusciamo a essere quella forza di governo capace di garantire una sanità pubblica, di aiutare i più deboli, di garantire i diritti, specialmente quelli delle minoranze. Torneranno a fidarsi di noi se ci dimostriamo capaci di cambiare in meglio le loro città.
Qualcuno deve avere il coraggio di dire chiaramente che ci dobbiamo provare, e questa responsabilità io me la prendo.
L'idea che gira ultimamente, quella che conviene marciare divisi per poi eventualmente colpire uniti, non funziona. Sono d'accordo con Pier Luigi Bersani quando dice che la sensibilità del popolo della sinistra viene prima del progetto politico. I buoi vanno messi davanti al carro ed è ora che comincino a trainare questo progetto politico.
Sono i muri che costruiamo intorno a noi a tenere fuori gli elettori. Io preferisco costruire ponti.
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