sabato 22 agosto 2015

Roma ostaggio dei criminali.

Orfini vuole costituirsi parte civile nel processo dove è accusato penalmente e moralmente la gran parte del suo partito. Marino fa interrogazioni al ministro sulle responsabilità politiche del comune di cui è sindaco e riguardanti il funerale del boss Casamonica. Mi auguro nuovi movimenti liberi e che questo partito indecente venga spazzato via per il bene di Roma. Subito. Un evento così grande non poteva passare inosservato, questo è certo. Siamo davanti alla dimostrazione che questa gente non è in grado di gestire la Capitale. Il Comune di Roma va sciolto per mafia e l'ignaro marino deve andare a casa. 

La mia intervista su Radio Radio.

DAL FATTO 


“Il giorno della morte di Vittorio Casamonica ho presentato istanza alla Corte d’appello di Roma per ottenere che il figlio agli arresti domiciliari potesse partecipare ai funerali. Lo stesso giorno le forze dell’ordine hanno effettuato il sopralluogo nella casa“. Magistratura e forze dell’ordine, dunque, sapevano quanto meno del decesso. Lo afferma Mario Giraldi, storico legale della famiglia protagonista delle esequie-show con manifesti, carrozza trainata da cavalli e petali lanciati da un elicottero. Dal legale arriva dunque la conferma che diverse autorità sapevano del decesso del noto boss, avvenuto – secondo quanto comunicato dalla Questura nei giorni scorsi -“nelle prime ore del 19 agosto”, dunque 24 ore prima dei funerali che hanno scatenato un caso politico e sono finiti sui media di mezzo mondo. Lo stesso Giraldi, il 19 agosto, aveva inoltrato alla Corte d’appello una richiesta urgente perché i giudici consentissero ad Antonio Casamonica, figlio di Vittorio detenuto ai domiciliari, di uscire di casa per partecipare alla cerimonia. La richiesta – accettata – risulta poi inoltrata alla tenenza dei carabinieri di Ciampino. Intanto dal Vaticano arriva la prima presa di posizione ufficiale, sotto forma di articolo sull’Osservatore romano, dal titolo “Lo scandalo di un funerale”, con l’occhiello che recita: “Il Vangelo di fronte alla malavita”. Da una parte la preghiera per i defunti, dall’altra “lo spettacolo mediatico, l’ostentazione di potere, la strumentalizzazione chiassosa e volgare di un gesto di elementare pietà umana e cristiana come il funerale”. Il giornale della Santa Sede pone comunque l’accento sulle responsabilità delle autorità civili e respinge le accuse di chi “lascia intendere, più o meno velatamente, l’esistenza, se non di una connivenza, quanto meno di una qualche acquiescenza da parte della comunità cattolica”. Dopo le dichiarazioni dell’avvocato, fonti qualificate dei carabinieri hano fatto filtrare alle agenzie la loro versione: “Sono state rispettate le procedure come da prassi” e, sull’autorizzazione al figlio di Vittorio Casamonica e ad altri due parenti a presenziare ai funerali dell’esponente del clan capitolino, “sono stati avvisati gli uffici competenti”, compreso il commissariato di Tor Vergata. Secondo quanto si è appreso, i militari che avevano il compito di notificare l’atto “hanno comunicato tempestivamente l’avvenuta notifica all’autorità giudiziaria e agli uffici competenti”. In merito all’autorizzazione data ad altri due parenti di Vittorio Casamonica di partecipare alle esequie, le stesse fonti dei carabinieri riferiscono che è arrivata la mattina dei funerali “alla stazione di Tor Vergata che non essendo competente l’ha trasmessa al commissariato di zona”. Mentre montava la polemica sullo sfarzo esibito davanti alla chiesa di San Giovanni Bosco al Tuscolano dalla famiglia, nota a Roma per la lunga tradizione criminale e coinvolta nell’inchiesta Mafia capitale, il prefetto Franco Gabrielli aveva fatto trasparire una certa stizza nello spiegare di non aver ricevuto alcuna comunicazione in merito. A cose fatte la Questura – ente responsabile dell’ordine pubblico – aveva diffuso una nota in cui affermava: “Nessuna notizia relativa allo svolgimento dell’evento era stata comunicata”, sottolinenado comunque che Vittorio Casamonica, malato da tempo, risultava ormai “ai margini degli ambienti criminali, come confermato dalle recenti attività investigative”. Unico rilievo, l’annuncio di accertamenti presso l’Enav sul volo dell’elicottero lancia-petali, sfociato poi nella sospensione della licenza del pilota. Insomma, stando alle versioni ufficiali, la notizia della morte del boss si sarebbe a un cero punto fermata, senza essere portata a conoscenza dei responsabili ultimi dell’ordine pubblico. Ma si fa strada un’altra ipotesi, evocata oggi da “La Stampa”: che in realtà gli inquirenti sapessero, ma che abbiano scelto di non “prevenire” quel funerale per poter mettere sotto adeguata osservazione i partecipanti, e raccogliere informazioni sulle più recenti dinamiche criminali intorno al “re di Roma” e al suo clan. Il prefetto Gabrielli ha trasmesso la sua relazione al ministro degli Interni Angelino Alfano. Lo stesso prefetto ha annunciato “decisioni” per lunedì, quando si riunirà il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Il ministro ha commentato: “Bene il Comitato provinciale convocato dal prefetto Gabrielli. Il Comitato provinciale assuma pertanto tutte le decisioni necessarie per governare al meglio situazioni di questo genere, potenziando la circolarità dei flussi di comunicazione a livello locale, perché quanto avvenuto non accada mai più“. Alfano ha poi aggiunto che “si stanno valutando gli aspetti legislativi e regolamentari per verificare eventuali interventi e, in quest’ottica, si solleciterà l’Enac perché avvii una valutazione dei requisiti per l’autorizzazione al volo e perché preveda eventualmente una revisione delle licenze già concesse”. Intanto i parlamentari del Movimento 5 Stelle in Commissione antimafia denunciano un’aggressione ai danni di un giornalista di Fanpage.it che, accompagnato da un attivista grillino, è andato all’eliporto di Terzigno (Napoli) da dove è partito il famoso elicottero che lanciava petali di rosa sulla folla. “Esprimiamo una ferma condanna per l’aggressione al giornalista della testata Fanpage.it, minacciato di morte, che sta indagando sull’elipista di Terzigno da dove è partito l’elicottero che ha sorvolato il funerale dei Casamonica”, scrivono i prlamentari. “Ad accompagnare il giornalista Alessio Viscardi, un attivista del Movimento Cinque Stelle di Terzigno. Il luogo dell’aggressione – proseguono i pentastellati – è l’elipista Elicast. Dal primo momento abbiamo rilevato la stranezza di un elicottero partito dal napoletano per andare a Roma. L’aggressione di oggi mette in luce che ci sono legami tra i Casamonica e la provincia di Napoli che vanno approfonditi. Questo clima di violenza è reale e nessuno può dire di non aver visto niente”. Sempre “La stampa” sottolinea oggi la presenza di molte persone provenienti da Terzigno ai funerali “scandalo”.

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